Il produttore dei Marvel Studios parla di come il Namor di Black Panther: Wakanda Forever differisca da quello dei fumetti.
Il 9 novembre è uscito al cinema Black Panther: Wakanda Forever, il sequel del film vincitore di 3 premi Oscar nel 2018 che dovrà affrontare l’improvvisa morte del protagonista Chadwick Boseman e portare avanti la storia di Shuri (Letitia Wright), ora alla guida del Regno di Wakanda.
LEGGI ANCHE:
Durante un’intervista al podcast The Town with Matthew Belloni, il produttore dei Marvel Studios Nate Moore si è soffermato a parlare delle differenze fra il Namor dei fumetti e quello introdotto in Black Panther: Wakanda Forever.
Moore ha iniziato evidenziando come, a differenza dei fumetti, Namor in principio non ha nulla contro il popolo Wakandiano, provando anzi a stringere un’alleanza con lui.
Non è un segreto che Ryan [Coogler, il regista] sia un fan di Namor da molto tempo… Nei fumetti, le nazioni del Wakanda e di Atlantide spesso si sono trovati ai ferri corti, così come lo stesso Namor e Black Panther non si piacciono particolarmente.
Il produttore ha quindi spiegato che il regista Ryan Coogler ritenesse che la storia di Namor nei fumetti fosse poco interessante e che quindi avesse bisogno di essere approfondita e resta più realistica.
Tuttavia, da un punto di vista cinematografico, una cosa interessante dei fumetti è che Atlantide abbia delle ispirazioni molto Greco-romane, vagamente disegnata ma la storia di Namor non è così interessante come vorresti che fosse. E questo vale per tutte le pubblicazioni di Namor. Non ha la profondità che potrebbe avere. Ryan, da buon regista, apprezza tutto ciò che è ben ancorato al mondo reale. Infatti, anche col Wakanda, non ha ricreato la stessa giungla-tecnologica presente nei fumetti. Il suo Wakanda è qualcosa che ti fa dire: ‘Questo è un posto davvero ricco di cultura africana.’. E credo che questo sia proprio ciò che ha fatto funzionare il primo film.
Il regista, inoltre, ha voluto dare una motivazione al fatto che il popolo di Talokan viva sott’acqua:
Pertanto, ha voluto fare la stessa cosa con Atlantide. E abbiamo quindi discusso di quali culture avrebbero potuto essere di ispirazione per lei. È stato molto meticoloso, ed ha guardato le culture di tutto il mondo, ma voleva anche raccontare la storia su… continuava a chiedersi: ‘Perchè? Perchè vivono sott’acqua? Da dove vengono? Non sono alieni, non ha senso. Cos’è che porterebbe qualcuno ad abbandonare la propria terra?’
Infine, Moore ha spiegato che Ryan non ha voluto perdere l’occasione di parlare nuovamente dei temi coloniali come già aveva fatto col primo film:
E Ryan, ripeto, è molto interessato ad esplorare i temi della colonizzazione come ha fatto nel primo film, così ha iniziato ad informarsi sulle nazioni che l’hanno avuta e quindi ha trovato artefatti Maya con diverse incisioni che riportavano gente blu. Ha pensato: ‘Oh, questo sì che è interessante’ e così ha iniziato a fare ulteriori ricerche sulla storia dei Maya, arrivando a pensare: ‘Questo potrebbe essere un punto di partenza molto interessante’. Questo poteva dare a Namor e al mondo di Talokan quella specificità narrativa che aveva senso per la storia che io e Ryan volevamo raccontare. Inoltre visivamente è una sorta di parco giochi su cui lanciarsi.